venerdì 18 giugno 2010

Quattordicesimo



"Pensateci, quando andate a votare!"

giovedì 17 giugno 2010

Tredicesimo

Insomma s'è giunti alla fine.
La scuola è finita. Il corso è finito. Domani c'è l'esame.
I'm ok, la bella agitazione che accompagnava i miei esami della triennale è ormai svanita da tempo, dimenticata nei vani più reconditi della memoria. Eppure un po' mi manca. Sì, insomma, quell'angoscia lieve che ti prendeva la mattina della colazione pre-esame, quella sorridente sensazione di vomito che avevi quando il prof chiamava il tuo nome, o l'odio che si provava nel sentire che, a pochi istanti dalla prova tutti -ma proprio tutti- sembravano saperne più di te.

Sarà che son cresciuta, sarà che ho imparato -se Dio vuole- a vedere le cose 'in prospettiva', sarà anche che ad oggi porto un po' più di sicurezza in me... ma è così bello affrontare le prove della vita senza ansia da prestazione, semplicemente accompagnati della convinzione che, comunque vada, si darà del proprio meglio e che quello sarà senza dubbio abbastanza per renderci soddisfatti del nostro risultato.

Non so, forse vaneggio, con queste righe da sedicente maestra di vita, fatto sta che tra qualche ora ci troveremo tutti in attesa fuori da una porta e, chi con la manina sudaticcia, chi meno, l'obiettivo sarà lo stesso: renderci fieri di noi stessi. Oh, che se poi è contento anche il prof e ci dà un buon voto... PURE MEGLIO!!

In bocca al lupo, Giornalaji!!

Dodicesimo

INTRANET, si disse durante l'ultima lezione...

* è l'applicazione digitale degli elementi che si utilizzano normalmente in un ufficio (per es. in Comune, in un'Azienda Ospedaliera, alla Decathlon..)
* ha un potenziale enorme: rappresenta la "cassetta degli attrezzi" ideale per chi opera all'interno di un contesto (pubblico, privato..)
* le attività legate ad Intranet sono in grande crescita di utilità, tuttavia poche realtà pubbliche per ora lo usano come dovrebbe, e potrebbe, essere utilizzato
* la sua vera capacità attrattiva è quella di dare informazioni e e riceverne in cambio
* internet è nato come "Intranet militare" (filosofia chiusa, riservata), poi nel tempo è emersa la necessità di farsi vedere come MONDO APERTO
* al suo interno vi sono informazioni riservate, bisogna aver DIRITTO di accedere ad esse
* è uno strumento freddo, non dà l'aria di essere CONTINUATIVAMENTE AGGIORNATO, molto spesso NON CI SONO REDAZIONI: per questo motivo è stato definito "Uno dei grandi buchi che la corsa dell'informatica ha"
In realtà il contributo che Intranet dà alle reti interne è ottimo in fatto di RISERVATEZZA, infatti non tutti i dipendenti di un'azienda hanno libero accesso all'Intranet, e questo li aiuta a capire meglio le dinamiche e la filosofia della loro azienda

Ma quali differenze ci sono tra questo illustre sconosciuto ai più (intranet) e il familiarissimo internet?
Internet è considerato ormai solo un sistema di immagine, poco visibile e pertanto poco studiabile. In realtà Internet e Intranet spesso nello stesso contesto sono identiche: questo succede per una forma di investimento (Intranet è in genere più essenziale, specifico e tecnico; Internet è invece user frinendly). Intranet sembra spesso un "mondo abbandonato", ma è rivolto al mercato globale, così come Internet: l'unica differenza è che Intranet è settorializzato in base all'ambito in cui è applicato.

Il più grande difetto di Intranet è la mancanza della diretta, della realtà del momento (le informazioni più attuali): ciò comporta una condizione di staticità.
Costruire una buona Intranet significa recuperare determinate informazioni che su Internet non ci sono; è fondamentale il motore di ricerca, che nell'Intranet assume un a forte specificità (più che in Internet).

Il potenziamento della comunicazione interna di un'azienda è molto importante perchè implica una minore necessità dei dipendenti di usare sul posto di lavoro social network ecc.. Spesso le aziende hanno delle vere e proprie redazioni che si occupano della comunicazione interna: per es. ENI ogni giorno manda in onda un tg aziendale seguito da 70.000 dipendenti (più spettatori di un normale tg locale).
Il codice di comunicazione unico adottato da queste aziende è importante per raggiungere tutti (soprattutto quando si tratta di un'azienda molto grande): esso assume una funzione di controllo.

In Italia questa info-philosophy (filosofia dell'informatica) non è ancora molto sviluppata: per es. quando un'azienda dà al proprio dipendente un cellulare da utilizzare per scopi lavorativi, in realtà essa stessa non ne fa il giusto uso. L'azienda non lo usa, infatti, per comunicare con il dipendente; in genere il telefono viene usato dal dipendente per chiamare, ma non per RICEVERE utilities o informazioni.

Perchè succede questo? Perchè in Italia nessuno ci ha mai pensato: persone che "comunichino" con l'azienda non sono richieste dal mercato. Invece in America nelle aziende ci sono addetti al controllo di MSN che comunicano con gli impiegati e ricevono un feed-back immediato: in questo modo è possibile sapere se l'impiegato c'è dall'altra parte del pc (con le mail invece non è possibile).

mercoledì 16 giugno 2010

Undicesimo

(Ovverosia: "Papà, voglio fa' il comunicatore!")

Comunicazione istituzionale
A caccia nei blog dei compagni di corso (Grazie Chiara D'Agostino per l'illuminazione) scopro che -purtroppo questa volta devo ammettere la mia lacuna al riguardo- la comunicazione istituzionale è quel tipo di comunicazione che ha per oggetto l'identità di una realtà, che identifica tutte le attività (non legate all'aspetto economico), che danno valore sociale a una realtà. Ad esempio una possibile applicazione di questo tipo di comunicazione è la pubblicità progresso. La comunicazione istituzionale deve sempre possedere due qualità, quella della trasparenza e quella della correttezza (ad esempio la comunicazione che avviene su web, non essendo mediata in alcun modo, possiede senza dubbio questi requisiti).

Invece altre forme come i comunicati stampa e la pubblicità progresso implicano che vi sia un mediatore (il medium) che offre un prodotto finale raffinato al pubblico. La comunicazione istituzionale va distinta da quella di prodotto e da quella politica -che ha lo scopo di creare consenso-.
Un comunicatore è colui che ha una committenza (pubblica o privata) verso la quale cercare di raggiungere un risultato. Così nel distinguere comunicazione istituzionale pubblica e privata potremo dire che: quella privata si avvicina alla comunicazione di prodotto ma cerca di mantenere alti i valori del "brand" (ovverosia del marchio), in questo caso lo scopo è quello di "vendere" qualcosa e questo tipo di comunicazione non deve prestare attenzione alle regole del web in termini di piattaforme, accessibilità e usabilità.

Invece la comunicazione istituzionale pubblica ha come obiettivo quello di mettere a disposizione di una collettività una serie di informazioni, servizi, mezzi. In questo caso il meccanismo è più complicato rispetto a quello della comunicazione privata, infatti qui esistono forme di controllo e comparazione dei settori in cui si lavora, ma non c'è un controllo aziendale così forte; allo stesso tempo vanno rispettate per correttezza le regole del web in termini di piattaforme, accessibilità e usabilità. Dalla comunicazione istituzionale pubblica non bisogna trarre un guadagno ma attraverso essa si deve offrire un servizio. Infine questo particolare comunicazione avrebbe l'obbligo di essere interattiva (anche se spesso non lo è) e dovrebbe essere trasparente.

Siti internet analizzati a lezione:

Camera dei Deputati
Governo spagnolo (ottima la mappa di navigazione del sito)
Eliseo (promossa l'interazione diretta con i cittadini)
Governo inglese (iniziativa di una sezione dedicata ai bambini, dove i poù piccoli possono conoscere meglio le istituzioni del proprio Paese)
Governo italiano (non c'è possibilità di feed-back, il sito è chiuso al visitatore)
Casa Bianca (il solo blog del sito è curato da ben 80 persone)

Decimo

martedì 15 giugno 2010

Nono

«Allora… Sei tesa?»

«Io… Vagamente, sì.»

«Non aver paura, vedrai che sarà questione di un attimo, nemmeno sentirai dolore.»

La bambina lo guardava coi suoi occhi biondi, interrogativi. Era già tutta piena di lacrime, pronta a rovesciargliele addosso ad un suo minimo cenno di via.

Indossava un abitino di trine bianco e rosa, una vera delizia. Appuntato tra i capelli, che le ricadevano in ampie ciocche sulle spalle esili, aveva un fiocchetto, bianco e rosa pure quello.

Lui la cingeva con un braccio, e quel braccio d’uomo arrivava a comprenderla tutta, la teneva chiusa in una parentesi dalla quale non permetteva uscissero i suoi pensieri.

La parlò ancora con il tono più rassicurante che potesse uscire da quelle labbra di padre buono:

«È quasi ora, andiamo, ti faccio strada.»

Sciogliendola dal suo nodo, si incamminò per il corridoio asfaltato di verde, lei gli teneva dietro, il faccino rosso della salute dei bambini si stava scolorendo pian piano in una mascherina pallida.

Aprì la portafinestra e le fece cenno, come a voler carezzare l’aria con la mano: le indicò il balcone e la bambina uscì all’aria fresca, resa leggermente umida dalle piante che aggredivano lo stabile del laboratorio da tutto il perimetro.

L’odore forte delle ginestre in fiore l’assalì con sgarbo.

Si sentì svenire.

«Io non so se…»

Il professore la interruppe e le posò deciso una mano sulla testolina. La bambina zittì.

«Avanti.»

Lei si mise di spalle, il vestito abbassato fino alla cintola le lasciava scoperta la schiena immacolata, la pelle liscia come un foglio di velluto.

Lui prese i suoi attrezzi e le protesi.



«Oh!», le uscì appena un grido sommesso, qualche goccia di sangue le sporcò il tessuto dell’abitino.

L’operazione fu ripetuta due volte e il professore fece attenzione a porle le due ali esattamente alla stessa altezza, alla giusta distanza affinché non rischiasse di sbilanciarsi una volta in volo.

«Hai visto, te lo avevo promesso che non ti avrei fatto male…», e nel suo sguardo c’era tutto l’amore che un padre avrebbe potuto concepire per la più bella delle proprie figlie.

«È vero. Non fa male.», e mentre lo diceva già cominciava a sgranchire quei due nuovi arti rattrappiti.

Riuscì a dispiegarle in poco tempo, e dopo nemmeno un paio d’ore, l’uomo l’aveva già issata sul muricciolo del balcone. Le scarpette di vernice nera si muovevano incerte su quel sottile limbo di cemento.

«Allora… Sei tesa?»

«Io… Vagamente, sì.»

«Non aver paura, vedrai che sarà questione di un attimo…»

L’uomo la spinse con grazia oltre il limite dell’equilibrio e l’accompagnò con un gesto infinitamente dolce sulla folata di vento che stava passando di lì in quell’attimo.

«Vola.»

La seguì un momento con lo sguardo, finché la bambina non svanì tutta nella luce del mezzogiorno.

«Dunque, addio.»

Ottavo

C'è chi si accontenta.
Chi vive per tutta la vita nel luogo in cui è nato.
Chi non ha curiosità per quel che potrebbe esserci altrove.
Chi è felice di vivere con quello che si è costruito intorno, senza accorgersi che la vita che si è fabbricato addosso, è così aderente alla sua persona che un giorno o l'altro potrebbe soffocarlo.

C'è chi è contento di percorrere sempre le stesse strade.
Chi accetta a capo chino ciò che non vuole, solo perché ha paura del suono della propria voce che si alza.
Chi cammina a testa alta senza guardare la gente in faccia veramente.
Chi accetta con rassegnazione quello che la vita gli scodella senza dire "a".

C'è chi non proverà mai niente di diverso, chi non è curioso ed è felice di avere l'indispensabile.
Chi non chiede mai di più, se quel "di più" non è nulla di strettamente necessario alla sopravvivenza.
Chi non legge perché è stanco di sentire la voce di un mondo che non sa esistere.
Chi ha creduto di aver trovato l'amore nella prima persona con la quale ha condiviso qualcosa. Ed ha creduto anche di innamorarsene.

C'è chi non cambia per paura di andare in perdita. O per pigrizia.
Poi c'è chi no.
E io, soprattutto, spero sempre di avere il coraggio di essere una di quest'ultime.

domenica 13 giugno 2010

Settimo

E alla fine... In questi ultimi giorni son riuscita a dare due esami. E sono pure andati bene.

E allora... Quasi quasi ci ripenso, e a tutte le crisi di pianto che ho avuto perché la scelta era "O il lavoro o l'università".

E forse... Si può tentare di fare tutto. Con calma, ma tutto.

lunedì 31 maggio 2010

Sesto

Vediamo di fare una piccola ricerca su Google. Mistica questa cosa, una meta-ricerca, visto che digito "google" sulla pagina iniziale di Google. Insomma un gran casino.
Ecco che si dice su Wiki:
Google (in inglese /ˈguːg(ə)l/ [ˈguːgɫ̩], adattamento italiano /ˈgugol/) è un motore di ricerca per internet; oltre a catalogare e indicizzare il World Wide Web, si occupa anche di immagini, foto, newsgroup, notizie, mappe e video; delle pagine che indicizza, Google mantiene una copia cache.

A causa della sua popolarità, nella lingua inglese è nato il verbo "to google", col significato di "fare una ricerca sul web"; con lo stesso significato, in tedesco è nato il verbo "googeln" e in Italia il verbo "googlare" (pron: guglare) o googolare (pron: gugolare, che recentemente si è imposta come versione autonoma, "gugolare"). Una particolarità di Google è quella che in determinate date il caratteristico logo cambia, proprio come se fosse un calendario, indicando l'avvenimento speciale accaduto quel determinato giorno.


Molto interessante la parte che riguarda la censura che il Google cinese applica ad alcuni siti 'scomodi' per il regime di Pechino:

Il servizio Google News cinese, di recente introduzione, sarebbe modellato sulle necessità di censura del paese orientale. Alcune news appartenenti a siti censurati dal governo di Pechino non verrebbero pubblicate accedendo al portale da una connessione cinese.

Il tutto è emerso grazie alle segnalazioni giunte da un volontario di DynaWeb (proxy che permette agli utenti cinesi un accesso anonimo in grado di svincolarsi dalla potente censura governativa): in base alla località delle ricerche i risultati restituiti sono differenti, ed in particolare sembrano essere tagliate fuori particolari testate.

Con tanto di screenshot viene dunque dimostrato come testate quali http://www.epochtimes.com.au/ o http://www7.chinesenewsnet.com/ non sono rintracciabili tra i risultati quando la ricerca avviene all'interno del territorio cinese.

Secondo quanto riferito da P2Pnet.net, il sito che ha fatto emergere la storia, Google attribuisce ad «una varietà di motivi» la scelta di negare il link ad alcune testate, e tra tali motivi viene citata la fattiva impraticabilità dell'accesso al sito da talune località.

Il primo portavoce delle accuse contro il "Matrix" cinese è Bill Xia, CEO del DIT (Dynamic Internet Technology, il gruppo del servizio DynaWeb), il quale spinge direttamente sulla matrice ideologica i motivi del tutto. L'ipotesi di Xia sembra confermata da alcuni documenti interni pubblicati dal San Francisco Chronicle secondo i quali l'attività nel paese orientale sarebbe vincolata da leggi che arrivano anche a prevedere appositi filtri web per siti dai contenuti illegali.

Ancor più allarmante della notizia di una possibile censura delle notizie, è l'abilitazione nei normali risultati di ricerca del Google cinese del filtro "Safesearch" in modo permanente. Tale filtro ha la funzione di proteggere i minori dal materiale pornografico presente sul web. Se si effettuano però alcune particolari ricerche sul Google cinese, si viene avvertiti che il filtro "SafeSearch" è attivo. La cosa singolare è che le voci in questione sono ad esempio "Dalai Lama", "Falun Gong", assieme alle parole "libertà", "democrazia" e simili.

Altrettanto impressionante la censura relativa al movimento spirituale pacifista "Falun Gong". Il Google occidentale non risparmia le immagini della durezza della repressione del governo cinese ai danni di questa setta che chiede diritti civili e libertà religiosa per il popolo cinese. Sempre come da esempio seguente, il Google orientale restituisce ben altri risultati, riportando siti e commenti alla setta perfettamente allineati alla propaganda di regime.

Dalle pesanti accuse mosse dall'opinione pubblica, Google si difende ribadendo che si tratta semplicemente di controllo di pornografia e materiale illegale. Questo è facilmente smentibile da una prova diretta, eppure Google non modifica le proprie dichiarazioni.

Nel marzo 2010, Google ha deciso di reindirizzare il traffico verso il proprio sito di Hong Kong, eludendo in questo modo la forte censura Cinese. Il sito http://www.Google.com.hk permette di effettuare ricerche non filtrate dal "Great Firewall". Però la censura resta: dalla Cina è ancora impossibile effettuare ricerche scomode per il regime, come quelle sul Tibet.


Una cosa che personalmente mi piace troppo di Google è il suo cambiare logo in occasione di eventi speciali, mettendo al posto della solita scritta multicolore, dei loghi creati appositamente, che abbiano come tema l'evento del giorno. Ad esempio lo scorso 21 maggio, in occasione dei 30 anni del gioco Pacman, è stato messo un "Google" speciale, interattivo, con il quale si poteva giocare con il mitico pallino giallo mangia-mostri... Stranamente, io perdevo come con la versione per pc. Che tristezza...

sabato 29 maggio 2010

Questa mattina mi sono svegliata.... Così!

[AYEAH!]


giovedì 20 maggio 2010

Quinto

Occhei, posso dirlo?! Non ce la posso fare.
Sono un cicinìno indietro, aggiorno il blog ogni morte di papa, quindi vediamo almeno oggi che mi ci son messa giù d'impegno di riprendere un po' le fila del discorso.
Ecco. Manco a dirlo, le fila del discorso suddetto risalgono più o meno a due lezioni fa -...'azz!-, quando al posto del Lelio la seduta di Informatica applicata è stata tenuta da Paolo Ferrandi. Il vice-caporedattore della Gazzetta di Parma, nonché professore di Teorie e Tecniche del Linguaggio Giornalistico proprio per il nostro corso, ha tenuto -da quel che leggo presso il 'vicinato'- una lezione nella quale ha preso in considerazione l'impatto di internet nel mondo dell'informazione, spiegando i vantaggi e gli svantaggi derivanti da un tipo di mezzo quali i giornali online, e facendo anche un excursus su questi ultimi nella storia.

Innanzitutto i pro e i contro dello scontro -sorry per il bisticcio di parole- tra giornali cartacei e giornali online. Se è vero che questi ultimi hanno dalla loro la gratuità, la possibilità di poter raggiungere più lettori e l'immediatezza della notizia -cosa molto utile in occasione di eventi come le elezioni, in cui i risultati possono essere aggiornati al momento-, è anche vero che tante volte il cartaceo 'vince' nello scontro con il fratello tecnologico, proprio in virtù di questa sua caratteristica 'calma'. Il giornalista dell'online, spesse volte, nella tensione di dover dare per primo la notizia, rischia di non riuscire a verificare con cura le proprie fonti, pubblicando in qualche caso notizie 'gonfiate' se non addirittura false.

Ma vediamo un pochino di storia: il primo giornale online al mondo fu il New Observer, mentre in Italia il capostipite fu L'Unione Sarda.
Bisogna però dire che ad oggi questo tipo di giornalismo accende qualche perplessità: ad esempio i giornali online rischiano -più di quelli cartacei- di cadere nella standardizzazione delle notize che propongono, in quanto spesse volte le fonti -agenzie- sono le medesime per tutti. Allo stesso modo il layout delle pagine non differisce troppo da un giornale virtuale all'altro, cosicché i quotidiani consultabili in rete risultano tutti un po' 'già visti' e non riescono a caratterizzarsi con forza rispetto alla propria forma.

Quella online è un tipo di informazione gratuita, ma proprio per questo è sempre più difficile far quadrare i conti: sebbene le redazioni dei giornali in rete siano meno affollate e quindi dispendiose del cartaceo, è anche vero che i giornali online non ottengono introiti se non dalle pubblicità che vengono esposte sulle pagine visualizzate. Quindi "più cliccate = più pubblicità = più finanziamenti". Ovviamente il voler imporre un prezzo al lettore per poter accedere al giornale sarebbe un suicidio, visto che le visualizzazioni crollerebbero e di conseguenza il sito non sarebbe più appetibile per eventuali inserzionisti.

Le limitate riscorse umane dell'online hanno però anche un ovvio risvolto sulla qualità del prodotto: capita infatti che le poche persone che lavorano in una redazione di giornale online, costrette ai ritmi frenetici imposti da questo tipo di giornalismo, possano incappare nella tentazione di servirsi sempre più del copia-incolla per risparmiare tempo e che vengano pubblicate notizie errate a causa del poco tempo disponibile per verificarle.

Ultimo interessante punto è quello riguardante il cosidetto "boxino morboso", ovverosia un riquadro presente nelle home dei giornali online che contiene le notizie più lette all'interno del sito. L'obiettivo principe del giornale online è quello di guadagnare in cliccate e questo 'scatolino' è stato appunto creato a mo' di specchietto per le allodole, seguendo il ragionamento che dove già hanno curiosato in tanti, con ogni probabilità si fermeranno volentieri anche gli avventori successivi.

venerdì 7 maggio 2010

Quarto

Ps: Arrivo in ritardo su tutto. Dovrò vedere di aggiornare questo blog più spesso. Mpf.

Terzo

Dove eravamo rimasti?

Ah, sì, ecco... La versione online di Repubblica. Visto che oramai ogni forma di conoscenza passa da quello, la prima cosa che ho fatto per esaudire il prof. Alfonso -mi è stato riferito che la richiesta era di descrivere come fosse cambiato negli ultimi tempi il sito- è stata quella di 'googleare' (termine orribile quanto funzionale) l'oggetto in questione: "Repubblica". Intro: "La Repubblica è un quotidiano italiano, con sede in Roma, appartenente al Gruppo Editoriale L'Espresso.
È il secondo quotidiano d'Italia per diffusione, dopo il Corriere della Sera di Milano". Eccetera eccetera et cetera. Segue lunga trafila di fatti et misfatti legati alla testata, ma in tutto questo nulla mi viene detto del sito legato all'edizione cartacea. Va beh, farò da sola, giacché io, di Repubblica, ero un'accanita lettrice -sia della versione virtuale che di quella 'tangibile'-, almeno fino a quando la mia vita non ha cominciato ad essere fagocitata dalle stanze della redazione dove ad oggi passo lunghe ore della mia giornata.

Vediamo... Non apro da un po' di tempo il sito, ma www.repubblica.it è ancora lì, tra i "preferiti".
Sì, in effetti qualcosa di diverso c'è... anche se, ora, ricordarmi cosa di preciso, diventa impresa ardua. Innanzitutto mi sembra che l'intestazione dell'home page sia più ariosa, devono essere spariti dei banner o qualcosa del genere, insomma, tutto questo bianco prima mi sa che mica c'era. Poi dev'essere cambiata l'impaginazione delle notizie: credo che prima le notizie principali occupassero una colonna sulla sinistra, mentre ora -a parte l'articolo di apertura e i due immediatamente sotto- le notizie del giorno sono state spostate al centro. I lati della home sono occupati sulla sinistra dai link alle edizioni locali di Repubblica o spazi dedicati a meteo, borsa, oroscopo e via dicendo, mentre la parte di destra è dedicata a tre temi: Internet, Cinema e Allergie (anche se devo ammettere che quest'ultimo non l'ho proprio capito...).

Insomma, Repubblica.it offre di tutto un po'. Da notare nel sito del giornale è lo spazio che viene dedicato all'iniziativa del lettore: la multimedialità è qui molto curata, con la possiblità per l'internauta di scoprire spazi dedicati alle proprie 'materie' preferite. Verso il fondo della pagina trova posto Repubblica Tv, anche questa un'iniziativa che se non sbaglio è stata attivata di recente, e che ammicca al lettore, per aumentare il livello di interattività della navigazione -altro punto a favore lo spazio "Blog dei lettori"-. Quindi la Repubblica online vince perché riesce ad essere un sito user friendly e allo stesso tempo molto teso alla partecipazione del lettore. Complimenti!

domenica 2 maggio 2010

Secondo

Arf! Arf! Arf!

Ci sono, ci sono! O meglio, cerco di esserci, di arrivare dove posso, ma come ben si vede... Il mio blog langue, sono rimasta indietro su un sacco di cose e oggi aprendo la mia pagina -AH!- mi son quasi 'presa male' nel vedere quanta gente mi aveva aggiunta tra i 'seguiti': cosa mi son persa?!?

Uhm... Ovvio che mi son subito data da fare, così anche io ho web-viaggiato per qualche minuto tra i vari blog degli amici di banco, e... AH! Cavolo, mi son persa proprio un sacco di cose delle lezioni dell'Elio. Ah, no, del LELIO. Ché all'inizio mi ero un po' confusa con la natura del nome.

È che io... Uffi... Io.... Io non ce la faccio! Proprio non ce la faccio!
La costanza non è esattamente il mio forte, e così anche il mio amato bloghettino, la mia creaturina interattiva, stava già rischiando di morire, defunta sotto ai colpi della mia pigrizia. Insomma, diciamocela tutta: nun ci ho voglia. Gn' 'a fo (permettetemi ogni tanto di rispolverare i quattro anni passati a Siena), l'idea di 'dover' aggiornare una cosa con certe scadenza, con una certa coerenza e costanza.... AHHHHH!!!!!!!!!!!! Mi manda fuori di testa.

Tutto questo panegirico per giustificare alcune sparizioni che potrebbero verificarsi da queste parti. Questione di tempo. Prima o poi tornerò a farmi viva.
ANCHE SE. Anche se, devo dire, mi rendo ben conto che la costanza premia. Per il blog, ad esempio, aggiornare i post con una breve scadenza di certo fidelizza i lettori. Se un potenziale fruitore/fan del tuo blog si trova a passare dalle parti del tuo angolo personale e legge qualcosa che gli interessa, forse vorrà ripassare a darci un'occhiata entro poco. Bene, supponendo che quello stesso personaggio ripassi da voi dopo una settimana (tipo) e voi nel frattempo non avrete aggiornato, quello se ne andrà deluso, probabilmente non tornerà per un secondo tentativo. Così come, se avete già dei lettori affezionati, dargli la certezza/viva speranza che aggiornete costantemente e periodicamente le vostre pagine lo gratificherà a tal punto che con ogni probabilità il piccolo internauta arriverà anche a farvi la gentilezza di lasciare un commentuccio (tsé!).

Beh, beh... Dicevamo?
Eh, mi sono persa in elucubrazioni ben inutili. Dicevo che son rimasta indietro come i ciucci, quindi mi impegnerò seriamente a leggere tutto quello che mi son persa dagli altri blog dei Compagnidicorso e poi a riaggiornare con i 'compiti' fatti pure il mio. Avevo sentito dire qualcosa (tempo immemore fa) di Repubblica. Bene. A tra poco.
Cià.

giovedì 22 aprile 2010

In principio era il Verbo

"In principio fu il Verbo
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio
"

Occhei, occhei, avete ragione... questa storia è già stata raccontata, mi pare, quindi vediamo di riuscire a scrivere qualcosa di nuovo, di interessante, di creativo. Ecco, CREATIVO!

Ecco cosa serve per rendere appetibile un blog! Peccato che, a voler essere proprio proprio realisti, qui, in rete, mi pare che tutto sia stato già creato, tutto sia stato già detto, sperimentato, postato. Volete la mia visione del 'blog affaire'? Morto. Il mondo dei blog ormai è morto. La moltitudine dei prima così entusiasti e prolissi blogger è in decadenza, tanti nuovi spazi virtuali nascono ancora, ma sempre qui -da qualche parte- c'è un cimitero dei blog che conta un fantastilione di spunti creativi andati a finire male. E proprio come diceva il prof. Alfonso durante la lezione: "Quella dei blog è una tecnologia in rapida decadenza".

Ehi!
La lezione! Il corso di Informatica applicata al giornalismo!
Quasi mi sfuggiva il perché, dopo anni di inattività in qualità di blogger (sì, beh, diciamo che il mio annoso blog è finito da tempo immemore nel suddetto cimitero) torno a darmi a questo tipo di scrittura. Facciamo della sovraesposizione qui, no? Eh, e allora andiamo.

Passò sui lidi parmensi quasi una settimana dalla prima lezione del corso e io, debbo confessare, non ricordo troppo della stessa. Ah, già, l'ora e mezza in cui si è fatta un po' di conoscenza e pr, presentandoci ai compagni di corso attraverso alcune frasi significative tipo “Sono qui perché voglio saperne di più di informatica” -l'ho detto anch'io, eh!-. Dunque, una cosa, di ciò, trattengo nitidamente: lo stupore provato nel rendermi conto di quanta gente frequenti il corso di Giornalismo, di quante persone -che avrei dovuto incontrare più o meno regolarmente da sei mesi a questa parte- non ricordavo il volto, di quante storie, città e accenti sia fatto il Giornalismo classe 2009, e soprattutto.... Di quanti hanno il sogno di fare del giornalismo il mestiere che gli frutterà il pane. Uh, la faccenda si fa intrigante. Competizione massima in un così piccolo spazio vitale. [Sorrido]

Detto ciò, personalmente non ho potuto seguire la lezione fino alla fine -mi sa peraltro che nelle prossime settimane andrà anche peggio- quindi approfitterò di questo interessante esperimento di connessione coatta per leggiucchiare informazioni qua e là dagli altri blog.
See you soon!